La famosa bandiera inglese è in realtà un omaggio alla più antica versione genovese. Omaggio per modo di dire, visto che la Terra d’Albione dovrebbe ancora oggi pagare una specie di “diritto d’autore”. Poco importa, Genova ai tempi era una delle città più potenti del vecchio continente, la regina incontrastata dei mari ed i capitani d’oltremanica adottarono il vessillo rosso crociato per spaventare i pirati che, di volta in volta, assalivano i loro vascelli.
Questa storia volevo raccontarvela così, esclusivamente per introdurvi a questo concetto: potremmo vantarci della nostra superiorità culturale, alimentare, sociale, Potremmo intavolare una diatriba per quanto riguarda i campionati di calcio. Ma se si parla di rock, con l’Inghilterra non c’è battaglia. Per chi come me, musicalmente parlando, si è formato tra il 2004 e 2010 -prendendo come oro colato tutto ciò che arrivasse da Sheffield e dintorni- “So Much Pressure”, così come tutti i precedenti album di Indigo Quest, rappresenta una vera e propria certezza.
E non è difficile scovare in pezzi come “Now is time” delle assonanze con i Kaiser Chiefs o scambiare “The sweetest story” e “Nothing’s what it seems” per un qualunque pezzo dei Babyshambles o di Pete Doherty. Potrei continuare così, trovando analogie con ogni canzone dell’album, Ma avrebbe poco senso, la grandezza di Denis risiede proprio in questa sua capacità, nel riuscire a proiettarci in una dimensione che non ci appartiene, che non è italiana e non è presente. La sua produzione non è altro che una grande opera “brit rock”.
Sonorità certamente un po’ d’annata ma tremendamente rassicuranti.
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