Il pianoforte si divide fra la quiete dei tasti bianchi e l'inquietudine di quelli neri. O viceversa: a seconda dei punti di vista, delle fasi della vita, dei momenti della giornata, degli stati d'animo, dell'umore.
Secche gocce di "Pioggia" di piano bagnano l'inizio dell'album: le prime lacrime sul vetro della finestra sono il preludio di un armonioso temporale che si apre nel cielo, rinforzato da archi sintetici, fino all'ultima potente goccia finale. Il pianoforte è protagonista di tutto il disco; in alcuni punti ci sono anche i sintetizzatori analogici.
I "Sette studi fra quiete e inquietudine", infatti, sono brani strumentali interamente composti e suonati da Fabio Cuomo: dopo la traccia numero uno, scorrono le atmosfere "thriller" di "Obneo", la lunga spedizione stellare "Starship Journey", le sonorità ora melodiche ora ritmate di "Breve storia di un fiume", l'insequimento sempre più serrato di "Tanto non puoi scappare", le note sbarazzine di "Grey" e la conclusione dissonante di "Ventre".
Il disco del polistrumentista genovese garantisce sicuramente un bel viaggio musicale a chi ama i brani strumentali, la sperimentazione e in particolare il pianoforte.
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