Calcutta Evergreen 2018 - Cantautoriale

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Calcutta avrebbe potuto fare il compitino, invece ha deciso di sfidare se stesso con un album che alza l'asticella della sua composizione

Calcutta è tornato e il titolo del suo terzo album è già indicativo del percorso musicale che ha deciso di intraprendere. "Evergreen" non è "Mainstream", la moda del momento. Piuttosto qualcosa che ormai è senza tempo, come la melodia di certi successi degli anni ’60. I suoi fan più giovani, così come le schiere di cantautori che hanno provato a clonare il suo DNA, si troveranno straniti all’ascolto di un album pieno di nuovi singalong da cantare con la mano rivolta al cielo, ma anche di nuove e interessanti composizioni del tutto atipiche rispetto alla sua produzione.

In copertina, Calcutta è seduto sul prato davanti a un gregge di pecore e a volerci vedere un minimo di critica, non è neanche difficile capire a chi sia rivolta. Illazioni a parte, quando parte la musica è una cosa nuova e al tempo stesso vecchia come i genitori, o i nonni. Apre "Briciole", primo pezzo senza ritornello killer, ma una melodia delicata che potrebbe cantare un Johnny Dorelli ospite di Studio Uno alla Rai, prima della tv a colori. Ma non solo, anche Edoardo Vianello e Fred Bongusto vengono chiamati in causa per questo pezzo d’amore atipico. "Paracetamolo" ormai la conoscete come l’Ave Maria, quella "Tachipirina 500 che se ne prendi due diventa 1000" è stata oggetto di un milione di meme, ma tutti d’affetto. Pezzo quasi perfetto, chitarra che sembra uscita da una canzone di Gianni Togni ed è subito cuore a mille. "Pesto" vedasi sopra. Un instant classic che denuda i sentimenti e che è già entrato nella top 5 delle suoi pezzi più belli. 

"Kiwi" ha il mood dei tardi ’70, con gli obbligati e un arrangiamento davvero bello. Un po’ Battisti, un po’ brit pop dei 90s e poi quella sfida al destino “woo mondo cane, tu fatti gli affari tuoi” che non vediamo l’ora di cantare all’Arena di Verona o allo stadio di Latina.​ "Saliva" sembra un’outtake di "Mainstream", se non fosse che il giro di do si trasforma in qualcosa di più arzigogolato. Niente di trascendentale ma comunque un passo avanti nella composizione. Una canzone indolente, un mezzo sfogo. Poi c’è "Dateo", uno strumentale al limite dell’ambient. Quando arriva "Hübner": madonna che pezzo. Che poi Dario Hübner viveva il sogno: bomber di razza, prima di giocare fumava un pacchetto di sigarette e beveva le birre, rinunciando a ingaggi grandiosi pur di stare vicino casa. Simbolo dei campioni di provincia, impresentabili nelle squadre borghesi, la canzone diventa un capolavoretto di easy listening che nel bridge somiglia a Piero  Umiliani dentro una confezione cantautorale.

Con "Nuda nudissima" inizia la parte più strana dell’album, e per strana intendiamo esaltante. Pezzo atipico che sembra far parte di un’opera rock prodotta da Bob Ezrin con un ritornello beat. Una volta entrati dentro la melodia, quella non ti lascia più. Calcutta avrebbe potuto vivere di rendita facendo una !Oroscopo 2!, invece se ne fotte e crea uno stile nuovo, un cut up di musica evergreen, che trova il suo apice col pezzo successivo. "Rai": il diario sotto forma di musical della sua prima apparizione alla tv di stato. Un’anomalia jazzata da crooner consumato e non è difficile vederci con la mente la sigla del programma di punta del sabato sera con Alice ed Ellen Kessler. Chiude "Orgasmo", che conoscete come la via di casa e che parlarne sarebbe ridondante. Unica cosa: ascoltate i cori in cuffia per capire bene che lavoro di arrangiamento ci sia in questo album.
Un gigante del nuovo pop italiano, che incuriosisce sinceramente ad ogni uscita e che stavolta riuscirà a far passare qualche canzone davvero inusuale come fosse acqua di fonte. Non è poco per niente.

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La recensione Evergreen di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-05-25 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • francesco_proietti 6 anni fa Rispondi

    c'è un odio preventivo che ruota intorno a Calcutta, non lo capisco onestamente e preso questo album senza tutti i discorsi al di fuori della musica, è un bell'album davvero, alcuni pezzi veramente belli. ascoltatelo e non fatevi condizionare dalle chiacchiere da social, il ragazzo è talentuoso

  • pietrokata 6 anni fa Rispondi

    Recensione compatta e azzeccatissima, concordo in tutto. Un applauso a Calcutta.