È dall'inizio di questo maledettissimo 2020 che i SalaMantra continuano a fare capolino rilasciando un singolo dopo l'altro. Due d'inverno, due d'estate; poi Oro nelle idee, negli ultimi giorni di caldo; una vera bomba. Sono tornati a scaldarci, per fortuna. Ma non con un album. Fari è un mini-ep, o meglio un singolo, prodotto da Grooviglio, una realtà in pieno fermento, da tenere d'occhio. Due pezzi, lato-A e lato-B, uniti dal viaggio travagliato che raccontano.
La formula stilistica dei SalaMantra si è fatta più ordinata rispetto all'omonimo album con cui avevano esordino nel 2018, caratterizzato da chitarre acustiche e soluzioni più marcatamente rap. In questo nuovo corso il duo lombardo ha premuto il tasto dell'amalgama. Il sound è decisamente più compatto e convincente; pop elettronico, nell'orizzonte melodico dei -dispersi- Belize, ma cantato a bocca spalancata, senza troppi riguardi, da due voci cariche e molto simili, che si confondono.
Il viaggio di Fari è a ritroso nei ricordi, nei rimorsi, e nei luoghi abbandonati volontariamente, ma che sarebbe bello ritrovare. Se lo stile è meno spigoloso, al contrario sono le parole a tagliare, tra sensi di irreversibilità e una strana tristezza, raccontata con immagini forti e vere. Tommaso e Giulio non se ne fanno nulla dei luoghi comuni, e le parole le sanno usare alla grande. È per questo che Vecchi Porti si lascia cantare dopo un paio di ascolti, e alla fine di Pezzo di terra si rimane con un senso di inquietudine in corpo. È per questo che in soli sette minuti riescono a restituirci un senso di completezza del loro lavoro, e soprattutto emozionano dall'inizio alla fine.
Dopo questa sesta comparsata i SalaMantra sono tornati ai loro fuochi. È bello vederli svelare, uno a uno, i tasselli della loro crescita artistica. Il progetto si sta sempre più gonfiando. L'esplosione arriverà presto.
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