Undici canzoni indie-pop (-rock, -punk) che funzionano. Bentornati Canadians.
C’è stato un tempo, che sembra ancora vicinissimo eppure è lontanissimo, in cui in Italia l’indie era un’altra cosa rispetto a come viene inteso oggi, specialmente a livello mediatico: non tanto - o non solo - per i suoni, quanto per il tipo di approccio che reggeva il tutto. I Canadians, in questo senso, descrivono esattamente come erano le cose quindici anni fa nella scena indipendente nazionale: all’epoca il riferimento erano gli Yuppie Flu e lo sguardo andava in direzione di un approccio universale che poi, forse, si è un po’ perso in favore di un racconto più aderente alla quotidianità e alla tradizione italiana.
“Mitch” dei Canadians riporta dunque tutto a quei tempi lì: indie-pop (-rock? -punk? Vedete voi) chitarristico, basilare nell’esecuzione ed efficace nella realizzazione. La band si era sciolta anni fa e oggi riparte in una formazione ridotta a tre elementi, i più classici e irrinunciabili: chitarra, basso e batteria, più qualche sporadico synth e ovviamente una serie di strofe e ritornelli che funzionano e basta, nel senso che si amalgamano perfettamente agli arrangiamenti e, di fatto, portano questi pezzi nella loro dimensione ideale. Che è quella - appunto - di un pop distorto, tutto prove in cantina e valvole sature, buona la prima e volumi esagerati. “Sometimes” è un singolone, ha stacchi ultrarock godibilissimi che parevano ormai scomparsi da qualsiasi playlist. “Girl from outer space” ricorda un po’ i Blink-182 meno cafoni e più credibili, quelli insomma che sapevano usare il pop-punk per emozionare e non per sghignazzare. La conclusiva “Epiphany day” è forse la traccia più significativa, per quell’inizio spettrale che poi diventa un crescendo quasi emocore che ha il solo difetto di finire troppo presto. Come tutte le cose belle, in fondo.
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La recensione Mitch di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-09-04 09:00:00
COMMENTI (1)
Ma Girl......è un clone......