Non soltanto leggerezza. Nonostante quanto si possa pensare leggendo quelle citazioni smozzicate di Italo Calvino, la leggerezza non è sempre un bene a prescindere. Talvolta occorre pesantezza, difficoltà e gravità per fare qualcosa di buono. Tutti elementi, e caratteristiche, che si trovano in questo bellissimo album "Backgrounds" di Emma Grace. La compositrice italo-americana, "armata" del suo violino, costruisce infatti una ragnatela musicale (ancora un riferimento a Calvino, già) strutturata e particolarmente densa, in cui suoni, arrangiamenti e testi puntano tutti versi un unico obiettivo: trasportare l'ascoltatore in un orizzonte altro da quello presente.
Ed ecco allora che, una simile impresa, non la si può far certo solamente con un venticello leggero leggero. Serve, ad esempio, la drammaticità di una canzone, anzi di una composizione, come "Jeanne d'Arc", la nostra preferita dell'intero album che è tanto bella quanto struggente, tanto complessa quanto pervicace, tanto profonda da non andarsene via facilmente anche dopo un ascolto distratto. Quindi "Backgrounds" ci configura come una "città più ideale che reale, più invisibile che visibile" (certo, di nuovo Calvino!) che ora scompare ora riappare alla nostra vista e che, proprio per questo motivo, ci invita fortemente ad essere esplorata. E non servono guide turistiche o piani scaricati da internet: basta un paio di orecchie e l'attitudine giusta a mettersi ad ascoltare. Anche a costo di abbandonare un pizzico della propria leggerezza.
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