Si riduce tutto ai minimi termini: ai suoni primari, ai rumori primordiali, alle melodie basilari. Massimo Pupillo e Stefano Pilia con questo “Kenosis” raccontano un viaggio musicale semplificato nelle strutture - nel senso che le architravi tradizionali del formato canzone vanno a farsi benedire - e piuttosto complesso nel tipo di decostruzione che il duo ha scelto e messo in pratica, a partire proprio da quel titolo che in greco vuol dire svuotamento oppure svuotarsi: un concetto legato al cristianesimo che i due artist rivedono a modo loro, con una musica che è quasi un flusso di coscienza, tra improvvisazione elettronica e avanguardia sonora. Tre brani lunghissimi, dal fascino sfuggente eppure palese: i venti minuti di malinconico tormento alla Bvdub, l’oscurità e l’asprezza sottile di “πνεύμα”, fino alla chiusura potente e sconnessa di “Partus solvere”.
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