Noirêve
Pitonatio 2018 - Etnico, Electro

Pitonatio
27/07/2018 - 09:00 Scritto da Gabriele Naddeo

Nelle mani di Noirêve la tradizione è un elemento magico, utile a disegnare nuovi orizzonti culturali, piuttosto che suggerirne una visione ristretta.

“Pitonatio” di Noirêve - “si dice Nuarèv, that’s French bitchez” ci tiene a precisare l’artista sulla sua pagina Facebook – è un disco che sfida l’ascolto della musica nell’era dello streaming, del tutto-e-subito altrimenti mi annoio e cambio il pezzo dopo il primo ritornello. È, soprattutto, una via di fuga dalla comfort zone occidentale in cui ci rinchiudiamo di continuo, proprio ora che, teoricamente, avremmo tutto a portata di click. Mentre “Embers” si insidia sinuosa tra le ossa, prima di risolversi in una danza di percussioni africane, mi domando quante delle belle canzoni ascoltate di recente avessero un bansuri. A dirla tutta, mi domando cosa sia un bansuri: riuscirei mai a rispondere "un flauto indiano" senza googlare?

La bellezza dell’album di debutto della producer trentina, seguito di due ep promettenti e una presenza al Sónar Festival 2016 di Barcellona, sta però nel saper sfruttare in maniera intelligente le sonorità esotiche, ricontestualizzandole a piacimento, senza far sì che l’uso dello strumento tradizionale porti a etichettare frettolosamente il suo operato sotto la voce world music. “Pitonatio” è un discorso più complesso, fatto di strati, di ricerca e cura per il dettaglio. Di elementi folkloristici e di elettronica a go go. Così, dal sitar ipnotico della cupa “Bradipedia” si passa con scioltezza alla frenetica “Holy Guacamole”, vero e proprio patchwork culturale e musicale, tripudio di rumori, ritmi e melodie che delineano con cura il paesaggio sonoro di Noirêve.

Il brano a cui ci si affeziona di colpo, già a partire dal titolo, è però senza dubbio “Lu rusciu de nonno Osvaldo”. Il nonno Osvaldo in questione ci mette il dialetto pugliese, mentre la nipote è intenta a trasformare un canto popolare in una brillante canzone trip-hop. La combinazione sembrerà anche bizzarra, ma non c’è dubbio che funzioni, suggerendo anche una chiave di lettura per album. Che sia legata all’India, all’Africa o al Salento, nelle mani di Noirêve la tradizione è un elemento magico, utile a disegnare nuovi orizzonti culturali, piuttosto che suggerirne una visione ristretta.

Mentre l’avvolgente title-track induce l’ascoltatore in uno stato di trance, il finale a sorpresa conferma il punto di vista della producer, in netto contrasto con l’iperattività della musica al tempo di Spotify e YouTube. Se Tierra Whack ha pubblicato un (gran bel) visual album da 15 canzoni in 15 minuti, l’ultimo brano dell’album di Noirêve, “Musica per grattini” è invece, da solo, un viaggio etereo di 20 minuti, in cui la parte visuale è tutta a carico di chi ascolta “Pitonatio”. Possibilmente su vinile, possibilmente ad occhi chiusi.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.