"L'uva" è un raro esempio di "nostalgia del 2008": Jash (the) ci regalano un disco con più ombre che momenti di luce
Certo, è una questione, oltre che di qualità di gusti. Però se nel 2019 una band inizia con un pezzo come "Vacanze ai tropici" dove, sia a livello di arrangiamenti che, soprattutto in fatto di testi, sembra di essere tornati al 2008 in cui Mannarino era considerato, da qualcuno, alla stregua del "nuovo cantautore d'eccellenza della musica italiana", qualcosa, evidentemente, d'evessere andato storto. Lo avete capito: "L'uva" degli Jash (the) è un album che non ci ha convinto ma che, a parte questa patina di già sentito, può regalare anche dei momenti interessanti. In costante bilico tra redenzione e narrazione, "L'uva" presenta dei pezzi arrangiamenti in maniera abbastanza "scolastica" che ci lasciano veramente interdetti e poi, quasi all'improvviso, ci sono canzoni come "Sufi", sesta traccia del disco, che ci sorprendono per quanto belle, dritte e ben fatte siano. "Sufi", di gran lunga la migliore canzone del disco, ci mette di fronte ad una band che suona un funky-rock di grande impatto, con un testo à la Daniele Silvestri interessante praticamente ad ogni strofa. Certo, ogni tanto ci sono degli inciampi, ma si perdona al gruppo toscano che qui, finalmente, pare avere preso coraggio, voce e "visione". Proprio dalla sesta traccia, perciò, invitiamo di (ri)partire perché se i Jash (the) sono questi, allora non vediamo l'ora di ascoltarli di nuovo: altrimenti se la loro vera natura è quella delle "rime baciate in serie" di altri pezzi rinunciamo ad "un secondo giro".
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La recensione L'uva di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-14 08:11:23
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