Non prendiamoci in giro: una chitarra ben suonata è sempre bella da ascoltare
Uno dei primi pensieri che vengono in mente al termine dell'ascolto di "Stories of mirrors and broken roads" di Mirko Russo è come, nonostante le mode, le influenze culturali e le proprie opinioni personali, ascoltare una chitarra che "suona bene" sia sempre un'ottima panacea per l'attimo. Da qui si può partire per parlare di quest'album che sin dalla prima canzone, "Setting-up", mette in chiaro le cose: questo è un disco suonato, anzi suonatissimo, condotto in modo molto razionale verso l'obiettivo di un bel suono, caldo e avvolgente, con buona pace dei fighetti, degli sperimentatori seriali e di quelli che "se non è strano non è bello". Lungi però dal voler essere un propugnatore del "new normal" Russo è soprattutto interessato a suonare bene e forte dentro al disco e per questa sua "missione" opta per una pulizia pressoché totale dei suoni, con arrangiamenti semplici ma di grande forza che, come ad esempio in "Ghosts", sono in grado anche di evocare atmosfere cariche di pathos.
Proprio per questo motivo "Stories of mirrors and broken roads" (un bellissimo titolo, molto coerente fra l'altro) non è soltanto un disco ben suonato e ben registrato ma anche pregno di contenuto, un manifesto programmatico di come certi artisti vogliano essere considerati: ovvero donne e uomini, più o meno di buona volontà, che in mezzo alla strada suonano e suonano pure bene, raccontando storie sempre anche a costo di non pronunciare una sola parola ma spaccandosi le dita ricorrendo le corde della propria chitarra e della propria ispirazione.
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La recensione Stories of mirrors and broken roads di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-24 10:30:00
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