Amore. Come evitare la banalità di fronte ad un simile nome? Scappando a gambe levate da parole (ce n'è un sacco!) con la medesima desinenza in modo da non favorire rime baciate? Ammettiamolo, Alessandro Fiori ci ha fregato anche questa volta. Non ha aspettato nemmeno che lo ascoltassimo e ha deciso di spiazzarci subito, innanzitutto affrancandosi dai Mariposa, quindi unendosi a musicisti talentuosi e dai percorsi obliqui e, infine, chiamando il tutto in quel modo, Amore, a lasciar intravvedere chissà quali possibilità, a soffiar via la polvere da una parola per farla tornare concetto semplicissimo e imprescindibile.
Di primo acchito non si può che sorridere incuriositi, captando l'ironia di fondo e partecipandovi in quanto esseri umani, poi, quando la musica parte non si può fare altro che prenderne atto e ringraziare per tanto genio malato distillato in canzonette di pop leggero ma solo apparentemente facile.
Nessuno mai, per quel che ne so, aveva immaginato la storia di un cervo che sogna di visitare le dighe dell'Enel, e anche se fosse, s'era ben guardato dal narrarla con una musichetta country-folk ammiccante: qui siamo oltre il "Vitello" di eliana memoria, il boschetto della fantasia diventa un intero e assurdo microcosmo in cui qualsiasi cosa può aspirare ad una sua apocrifa dignità. Versi come “Diana Ross smoke diana ross” sono perfettamente plausibili, immagini come quelle di “Lapo 68” (scritta e registrata ben prima delle recenti avventure del rampollo torinese) sono quelle di una realtà passata al setaccio in cerca di aspetti quanto più scabrosi e bislacchi. Non si taccia infine di melodie che sanno andare per i fatti loro imponendo di seguirle, di una musica che riesce a essere multiforme e colorata rinunciando a inutili orpelli: prendete la poetica del summenzionato gruppo madre, spingetela oltre le Colonne d'Ercole del suo immaginario e la troverete ad abbronzarsi arenata in secche di sapido pop britannico.
È solo un demo, ma c'è di che meravigliarsi, ghignare soddisfatti e vedere le cose da un'altra prospettiva, attendendo trepidanti l'album che verrà (le registrazioni volgono al termine mentre scrivo) e concedendo un'altra chance all'Amore, con la A maiuscola.
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La recensione I Tendaggi Del Primo Semestre EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-01-23 00:00:00
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