Un disco che non offre nulla di nuovo proponendosi come una demo degli anni ottanta di una band alle primissime armi.
Un disco sospeso tra cantautorato ed elettronica dal sapore new wave, disegnato da movimenti lenti e profondi e plasmato sul passato: “Sorry for the Delay” degli Horus sembra portare nel titolo la sua ragion d’essere, visto che pare davvero un lavoro prodotto trent’anni fa. Suoni secchi e minimali, tra drum machine asciutte e chitarre mai decisive, si sposano a due voci, una maschile e l’altra femminile, che sembrano seguire impostazioni predefinite, prediligendo l’enfasi e un che di finto senza trasmettere assolutamente nulla, e senza centrare neppure un’esecuzione sufficiente.
Assente la ricerca sonora, latitanti gli arrangiamenti, per un ep che non offre nulla di nuovo proponendosi come una demo degli anni ottanta di una band alle primissime armi: vorrei trovare qualcosa a cui aggrapparmi per sperare in un futuro miglioramento della band, ma l’unico appiglio è quello di mettere via tutto e ricominciare, anteponendo a ogni cosa la costruzione di un percorso originale, senza troppi orpelli vocali, per concentrarsi sulla musica e i dettagli, tecnici ed estetici, guardando al 2018 senza per questo perdere i propri riferimenti. Si può essere derivativi, ma bisogna farlo bene.
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La recensione Sorry for the Delay di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-09-26 00:00:00
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