Exile è un disco tanto bello quanto difficile. Da ascoltarsi con la massima attenzione
Ti svegli, ti lavi, ti vesti, fai colazione, prendi i mezzi e vai al lavoro. Poi esci dall'ufficio e, grossomodo, fai la stessa trafila solo al contrario. In questo groviglio di abitudini, obblighi e compiti da svolgere però, come fiori selvatici e selvaggi che crescono a prescindere tra i marciapiedi, ci sono momenti in cui, per forza di cose, ci si deve fermare: ecco che proprio qui, proprio in tali momenti, è perfetto un disco come "Exile".
Luca D'Alberto realizza (e la title-track ne è un'ottima testimonianza) un disco elegante e sinuoso di classica contemporanea. Difficile, anzi impossibile da ascoltare se si è distratti, di fretta oppure schiacciati nella metro. No, questo è un disco da fine settimana o, se si preferisce, da giorno libero, quando i ritmi si allentano, il tempo comincia a fluire più compassato e anche il battito d'ali di un colibrì si può distinguere ad occhio nudo (senza utilizzo di sostanze psicotrope, ovviamente).
La cura di D'Alberto, guarda caso un artista con ormai un solido nome a livello internazionale, che mette in ogni aspetto del disco, come ad esempio nei video (guardatevi quello di "Like We Were" per farvi un'idea) è merce rara, con quegli arrangiamenti orchestrali che piombano, all'improvviso, verso momenti più intimi e raccolti, in un saliscendi raro, perdonate il continuo insistere su questo attributo, proprio come rari sono i momenti in cui potrete ascoltare in maniera compiuta il disco. Eppure tanto pochi saranno questi momenti, quanto saranno preziosi. Date tempo al tempo e amerete, come noi, questo "Exile".
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La recensione EXILE di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-10-12 00:00:00
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