Long play di musica blues con buona personalità: le tante influenze artistiche riescono a valorizzare l'operato della band
A quattro anni di distanza dal primo EP tornano i Suck My Blues, rinnovati nella formazione e nel concept artistico: il risultato è “Rebirth”, composto e prodotto integralmente dalla band.
Dieci tracce per un long play che suona blues rock e non solo: l'ascolto si presenta eterogeneo grazie all'integrazione di elementi elettronici ed un lavoro sulla voce che in alcuni frangenti (come ad esempio in “Suck & Don't Stop”) spinge il disco oltre i soliti perimetri artistici, fino a ricordare i Daft Punk. I tappeti di synth non minano tuttavia la radicale purezza di questo blues, che rispetta pienamente stilemi, ritmiche e temi testuali del genere, capaci di gravitare fra vibranti riff e morbide melodie. Interessante la piega che prende il disco sin dalla traccia introduttiva, e lo sviluppo conseguente su montagne russe dove si sale di giri e si rallenta nel giro di pochi minuti.
Se è vero che la contaminazione può diventare pregio, in questo disco Suck My Blues ha inserito elementi potenzialmente dannosi, ma il risultato finale parla di un precario quanto convincente equilibrio: questa sapiente abilità nel mixare influenze musicali può essere la marcia in più dei quattro musicisti pugliesi.
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La recensione REBIRTH di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-10-12 00:00:00
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