Sounds good. Mi piace molto questo lavoro dei La crisi. Bene, bene, bene. Energia, grinta, divertimento. E’ quello che trasmette la loro musica picchiante.
Parliamo di hardcore italiano ma con qualcosa che lo contraddistingue dal genere. Sono una band che, a mio parere, ha un suo marcato stile che la rende originale in una scena musicale in cui è difficile esserlo, rischiando spesso, invece, di cadere nell’omogeneità dei pezzi. Sarà anche la particolarità della voce, che mi attira e che da un tocco di “diverso”, ma anche le influenze punk e rock che si sentono.
La Crisi è smisurata energia ed impetuosità che contagia, un ritmo fagocitante intessuto di chitarre baldanzose e massicce, batteria possente e un basso effervescente, in cui risulta difficile contenersi. Una sinergia di suoni che producono esplosioni violente di strumenti ad alta velocità. E’ turbo hardcore, accelerato, battente e corrosivo. Un suono che elargisce potenza e che denota incisività e maturità.
“Swingin’ London” è introdotta da un sottofondo lontano, proveniente da una radio, è Jimi Hendrix, ad un certo punto squarciato furiosamente dal sound della band milanese (da saltare dalla sedia). Qui il cantato diventa parlato ma uno “yeah” sparato dal vocalist Mayo (insieme a Diste ex Sottopressione) riporta all’irruenza tipica.
Nel disco è presente una traccia fantasma. Anche qui stesso effetto “ciclone”: quello che sembra essere un dialogo di un film…”Lui vuole sentirti piangere, ti vuole in ginocchio”, viene interrotto da una nuova irruzione del gruppo che sbraita: “Metteteci Dio sul banco degli imputati e giudicate anche lui".
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-06-14 00:00:00
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