Emo, chitarra, folk, gioventù e malinconia. Tutto qui.
Con colpevolissimo ritardo parliamo di George Herald, che nella bio si definisce un po' Sid Vicious, un po' Bob Dylan, un po' Jeff Rosenstock e un po' Conor Oberst. Beh, si è lanciato, ci sta che esageri, ma forse tra i riferimenti ci sarebbe stato bene anche Federico Fiumani. George Herald suona emo con la chitarra acustica, un po' sghembo un po' curato, dipende dalle canzoni. Si sente l'anima, quella non la nasconde.
Sono quattro pezzi abbastanza vari: "Non è colpa tua" vive di un arpeggio indie folk che diventa puro emo. Non quello estetico coi ciuffi e il trucco come andava qualche anno fa, quello vero che mette a nudo i sentimenti. "Viale Matteotti" è un pezzone, con chitarra un po' psych e accenni di spoken, "Berlino" è più quieta, immersa di malinconia mentre "Pubertà" è davvero toccante e descrive perfettamente quel momento in cui si cambia voce e si diventa grandi. Scrive bene, ne sentiremo sicuramente parlare di nuovo, stavolta senza ritardi.
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La recensione Per tutto ciò che vale di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-09-11 14:00:00
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