Cinque brani di onesto post-hardcore senza compromessi, con qualche elemento su cui lavorare ancora
“Dangerfield” è un disco che ha un titolo irresistibile per i fan di Philip K. Dick (è ispirato ad un personaggio di 'Cronache dal dopobomba') e ‘NIET’ è un monicker che, in una lingua sempre troppo sottovalutata, il russo, nella sua semplicità esprime alla perfezione l’attitudine antagonista ed oltranzista del suono a cui la band si ispira. Parliamo del post-hardcore/noise di Jesus Lizard, Big Black e NoMeansNo, fatto di mantra meccanici, voci distorte, stop n’go e sfuriate punk, bassi enormi e chitarre sferraglianti. In maniera tutto sommato coerente, i NIET ci lanciano giusto una scheggia di musica, una zampata prima di ritirarsi ad affilare gli artigli. Infatti “Dangerfied” (lo abbiamo già detto che è una citazione di Dick è questo ci piace un sacco?) è un lavoro di appena cinque pezzi per meno di venti minuti di musica. Cinque brani che sono però abbastanza per mostrarci la palette sonora del duo, fatta ovviamente di colori scuri e pesanti, con una buona cura di suono e distorsioni e una discreta intensità di assalto sonoro per una formazione a due (con abbondanza di amplificatori). Sono però anche abbastanza per farci capire che, oltre all’impatto e all’ottima intenzione, ci sono ancora delle immaturità su cui lavorare: il suono poco convincente del cantato in inglese, la ripetitività a volte un po’ fine a se stessa, qualche imprecisione qua e là nell’esecuzione. Se convince meno quando rallenta e gioca su riff ossessivi, il duo riesce sicuramente meglio quando pesta l’acceleratore, in brani dal piglio più punk come MDZhB o KEXP (altro titolo che ci emoziona un po’), ma anche la title-track.
---
La recensione Dangerfield di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-27 15:25:08
COMMENTI