Quando partono le note di "Fai un po' come ti pare" tutto diventa molto più chiaro. Infatti questo pezzo, la terza traccia di "Il banco vince OST" mette in luce quale sia l'obiettivo fondamentale degli FYS: fare quello che vogliono, ovviamente in musica. Ed ecco allora che, seguendo questa linea d'interpretazione, il disco dei palermitani, contraddistinto da una forte contaminazione tra diversi elementi di musica elettronica (e anche ambient e minimal), da "caos indistinto" diventa "calderone di ispirazioni diverse". Pietro Gugliotta (campioni e synth) e Gabriele Marchese Ragona (chitarra, basso e synth) fanno un lavoro egregio, mettendo "sul piatto" praticamente tutti i loro riferimenti in ambito musicale ma reinterpretandoli anche, cosa che non è sempre facile ascoltare.
Purtroppo però ci sono anche degli aspetti positivi. "Il banco vince OST" è un buon lavoro ma non ottimo perché queste mescolanze non diventano mai un discorso realmente nuovo, ma rimangono sempre sottoforma di ispirazione più che di attuazione programmatica: insomma in quel calderone di suoni di Gabriele e Pietro tutti gli "ingredienti" si vedono (e si sentono) ancora benissimo. Lavorando maggiormente sulla coesione e sull'unicità del proprio discorso, siamo certi che i due siciliano potranno finalmente convincerci del tutto. Al momento il loro è un tipo di suono che affascina ma non incanta: e noi tutte le volte che andiamo alla Vucciria di Palermo, invece, ne rimaniamo rapiti. Ci piacerebbe poterlo essere anche con il loro prossimo disco.
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