Dai, davvero dobbiamo usare di nuovo la parola “retromania”? Che palle, lo sappiamo: siamo tutti retromaniaci, il riciclo come unica via creativa, bla bla. Ma sono i Tin Woodman stessi che si definiscono fieramente retromaniaci, e allora ci tocca: questo disco è retromaniaco di brutto. Anzi, di bello. E di divertente. Intanto perché, retromaniaco o no, quanto può essere bello e divertente un gruppo formato da due umani e un robot? E poi, soprattutto, perché l'amore di Dave The Wave e Simon Diamond (nomi fantastici, fra l'altro) per i tempi andati – gli '80 su tutto, chiaramente, ma non solo – si traduce in un songwriting (l'abbiamo già detto?) divertente, flamboyant e intelligente nel suo saper citare senza risultare stucchevole – vedi gli omaggi a “Un caso per due” (“J. Matula”) e “La signora in giallo” (“Murder She Wrote”) - e mescolare le influenze in modo personale, così da suonare allo stesso momento beat e wave, psichedelici e hip hop (poco e sui generis, ma hip hop, vedi “McWoodie”), raffinati e kitsch - come in “Silver Girl”, che si muove fra (neo)psichedelia alla Primal Scream e un ritornello degno del migliore peggior teen movie anni 80 -, britpop, punk/dance, easy listening.
Un ciclone sonoro che ci catapulta in un'ideale versione del mago di Oz diretta da Spike Jonze, sonorizzata dagli MGMT e coreografata dai Flaming Lips.
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