Il treno fantasma di Marco Da Rold corre su binari in mezzo a immensi territori americani. Sebbene nel titolo dell’album dichiarino “andiamo fuori rotta”, un tracciato sembra lo vogliano seguire pedissequamente. Infatti, ascoltando attentamente il disco, che corre su binari blues rock, si possono notare sovrapposizioni e ricalchi di altre band. Su tutte l’uso della voce a tratti ci riporta ad Anthony Kiedies, ai Red Hot Chilli Peppers di Califofrnication, disco che ha segnato più di una generazione. I colori delle immagini che affollano la mente si rispecchiano bene anche nella copertina del disco del 1999: quell’arancione acceso che si scontra con il blu del cielo si avvicinano alle sfumature delle foto mentali di questo treno deragliato.Sebbene fuori rotta, il treno fantasma non si arena nella sabbia desertica e continua per la sua strada. Qualche rallentamento lo subisce (a metà disco), per poi riprendere le vie coperte da una coltre di polvere rossa.
Uno stile un po’ impolverato, oltre che per le escursioni desertiche a cavallo di questo treno ululante, per i richiami a sonorità di qualche decade fa. Considerando l’insieme però, i Marco Da Rold’s Ghost Train hanno ben chiare le proprie direttrici, e il disco lo dimostra, anche nei particolari, tra cui spiccano anche strade psichedeliche intarsiate di sax, che si intrecciano con chitarre distorte e vagamente Hendrixiane (Up And Down The Canyon).
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