Quattro ragazzi da Città di Castello, i Cardio.
Chissà perchè, già prima di inserire il ciddì nel lettore, un pò me l'aspettavo: un Grunge Rock ripulito delle asperità più pungenti, lucidato a nuovo e arricchito in certi casi con tessuti preziosi di ghiri-gori elettronici (Shock).
Dal punto di vista tecnico niente da dire: buoni strumentisti, bella la voce, a metà strada tra Eddie Vedder (specie nelle ballad) e Layne Staley (nei pezzi più inkazzati), infine una registrazione discreta, anche se forse patina troppo il suono e, assieme alla confezione preziosa (booklettone a colori di quasi 20 pagine piene di testi, foto e ringraziamenti) contribuisce a nutrire quella nube di pregiudizio che ottunde la mia mente già di per sè ottusa e maligna, nel pensare che qui si punti più alla forma, all'immagine, che alla sostanza.
Ed infatti è sul versante originalità che si imbarca acqua: linee melodiche spesso sciatte, monotone e incapaci di percorrere sentieri vergini, e testi infarciti qua e là di banalità degne di migliori Verdena, e badate che non è un complimento ("non sarò mai come tu mi vuoi, non farò mai ciò che tu vorrai..."): insomma, ben vengano abilità tecnica e compositiva, e ancor di più la voglia di creare musica propria senza limitarsi a formare l'ennesima cover band (che tristezza)... bisogna cercare però di distaccarsi da ciò che è già stato fatto, di allontanarsi dai propri modelli (Pearl Jam, Soundgarden, Alice In Chains e altri dinosauri grunge) senza esserne semplicemente dei cloni in tono minore.
E se soltanto ci provano, i Cardio lo sanno fare.
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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-05-30 00:00:00
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