Dicono delle loro influenze: new wave, shoegazer, psych-brit rock, punk e garage, io aggiungerei anche un pizzico da 30 chili di rock italiano anni '90: cari H.H., se mi dite che gli Afterhours non li avete mai sentiti guadagnate d'un botto 350 punti e diventate subito i miei simpaticoni preferiti!
Io non so... dico, ce l'avete il senso della melodia, un Ep di 6 pezzi di cui gran parte buoni, "Joshua" e "Fluido" sono due cannonate, che bisogno c'è di saccheggiare il fu indemoniato Manuel Agnelli e di usare certe trovate che pure un otorinoleso si accorge sono prese pare pare da "Il Vile" dei Marlene Kuntz?!
I testi, rigorosamente in italiano, sono capaci di passare da rime non ti dico che ti danno il nobel per le belle lettere, però riempiono i solchi fresche fresche ("...ti senti pazzo, dove cazzo hai lasciato il cuore?!...), e passaggi che se uno non sa proprio cosa dire guarda, il silenzio l'avrebbero pure inventato ("11 Oceani"... mah, andiamo avanti), tranquilli che non ci disperiamo.
L'attitudine punk e da mirascarpe non è che ce li hanno tatuati in fronte, spiccano un po' di più le sonorità brit '80s e '90s e - come già detto - Italia '90 (non i mondiali...): in fondo niente male (ma come, hai palleggiato con le nostre dignità per venti minuti buoni, e adesso dici che non siamo niente male?!), un melting pot sonoro di 20 anni dei più disparati generi che non sembra assolutamente un melting pot, un crogiuolo (state a vedere che il nobel lo danno a me...) di passato e presente in note che non scricchiola, anzi, liscio come l'olio.
Morale della favola: toglietevi i panni delle vostre star preferite (più o meno, non penso qualcuno si strapperebbe i capelli per l'Agnellone nazionale...) e mettetevi i vostri belli freschi di lavatrice, che puzzano pure di meno.
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