Un album ambizioso che va ascoltato e assorbito per cogliere in pieno la molteplicità degli elementi che compongono.
Uno dei modi per poter analizzare "L'impresa della salamandra" dei Cranchi è quello di leggere i diversi livelli su cui è strutturato.
A partire da quello strettamente musicale, in cui ad emergere è l'eclettismo della band, capace di coniugare stili diversi e influenze variegate, e in grado di far convivere l’apertura blues – desert rock di “Atacama” e le chitarre dell'appassionata chiusura di “A te che aspetti il treno”, passando per momenti e atmosfere che dimostrano una ricerca sonora profonda e articolata: l’intimità poetica di “Ushuaia”, il folk espressivo di “La Boje”, il pop morbido di “Mantova”, il cantautorato più tradizionale di “Eridano” sono passaggi chiari della capacità di esprimere un suono moderno pur affidandosi a schemi classici.
L’aspetto letterario, che non si ferma a testi originali, complessi e ben armonizzati, ma che si arricchisce di riferimenti e citazioni (il titolo dell’album, ad esempio, viene da Federico Il Gonzaga duca di Mantova e all’amore passionale per Isabella Boschetti) a cui si legano i racconti e le storie, l’amore e la quotidianità, i tormenti e le ingiustizie.
Ci sono poi i luoghi, in cui tutto prende forma per seguire strade ancora diverse : il deserto di Atacama, il Monte Ortigara, Mantova, il fiume mitologico Eridano, e tutti i percorsi che rendono vive le immagini attraverso i suoni e le parole.
Anche per questo “L’impresa della salamandra” è un album ambizioso che va ascoltato e assorbito per cogliere in pieno la molteplicità degli elementi che compongono.
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La recensione L'impresa della salamandra di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-10 15:59:57
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