“Please, Take Your Time” dei Finister è un disco non facilmente inquadrabile: il quartetto toscano ha deciso di scrivere un album pieno di rimandi a generi e situazioni diversi, mille riferimenti incrociati e sonorità differenti che rischiano di disorientare; chi si trova invischiato nell’ascolto finisce presto per perdere ogni punto di riferimento e non sapere più cosa aspettarsi ad ogni traccia successiva. Si spazia da un alt rock oscuro e denso (“Lighter”) a momenti più dilatati ed intimi (“A Free Bug”), per arrivare ad una psichedelia alla Tame Impala (“Vapor”) condita da sax solitari e richiami all’elettronica inglese (“Skyscrapers”); non mancano nemmeno atmosfere trip hop in “I Can See You”, anche grazie alla produzione di Howie B, autorità britannica in materia.
Il talento dei Finister emerge proprio dalla confusione musicale che seminano. Le scelte per ogni singola traccia sono differenti –spesso proprio antitetiche- rispetto a quelle della precedente e successiva. E tuttavia in questo caso l’album è qualcosa di più della somma delle singole canzoni: ogni pezzo coglie una sfaccettatura, un frammento dello spirito oscuro e malinconico che sta dietro questo disco, e che i Finister riescono a far emergere per tutta la sua durata.
Come si diceva sopra, tuttavia, non è un ascolto immediato. Il consiglio per godervi questo album è contenuto nel suo stesso titolo: prendetevi il vostro tempo. Un ascolto distratto o tanto per avrà come unico risultato quello di farvi respingere dal disco. Ascoltatelo di notte, magari mentre vi concedete una passeggiata, fatelo partire nei vostri auricolari; o in macchina, se preferite vagare più a lungo e più lontano. “Please, Take Your Time” sarà l’ottima colonna sonora per scoprire le sfaccettature che la notte può avere. Dovete solo fidarvi e accettare di perdervi nell’ascolto.
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