Nell'oscurità della "Demo Session 2" dei Mater vengono a galla tutti i mali del mondo a forma di incubi vissuti al rallentatore.
Nell’oscurità della musica dei Mater riaffiorano tutti i mali del mondo a forma di incubi vissuti al rallentatore. In questa “Demo Session 2”, che prosegue il lavoro inaugurato con la prima demo del 2016, “Sagra di paese ep (Demo Sessions 1)”, non cambia l’immaginario esoterico delle composizioni, che viaggiano tra post-punk, new wave e rock gotico, con suoni lerci e velenosi.
Già dal primo ascolto è evidente che la musica dei piacentini Mater nasce sull’uscio dell’Ade e sembra espandersi come materia sonora tra le pareti rocciose scavate in una grotta profondissima in qualche angolo sperduto del pianeta Terra.
I brani sono a volte nenie che si avvolgono intorno alla lentezza come anime intorno ad un fuoco (“Balera”), altre volte sono rituali ossessivi e cadenzati (“Chiudi gli occhi”). La voce ipnotica e gutturale, fluidificata fino a divenire un amalgama unico con le distorsioni e gli altri strumenti (rischiando a volte di soccombere sotto di essi), intona sempre poche note, così come i riff, ciclici e tormentati, cercano di evadere il meno possibile dagli stessi due o tre accordi, orientando tutta l’attenzione sull’effetto di trance.
Le suggestioni vanno da un Nick Cave dei primi anni ai CCCP, CSI e Giovanni Lindo Ferretti solista, fino a reminiscenze del punk scheletrico e sporco degli anni ’80, portando però sempre in tasca i santini con la faccia di Lou Reed e di Jim Morrison.
Un progetto le cui potenzialità non sono state ancora espresse completamente e si fa un po’ fatica a capire dove i Mater vogliano arrivare, però sanno incuriosire, quindi resteremo sicuramente sintonizzati sulle loro frequenze in attesa di ulteriori risvolti.
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La recensione Demo Sessions 2 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-05-06 13:34:18
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