Per Johnny Casini un ottimo esordio con “Port Louis”, un ep prodotto da Phil Manzanera e forgiato sotto l’influenza di grandi nomi, musicisti d’eccezione ed esperienze internazionali
Il primo ep di Johnny Casini, “Port Louis”, è un piccolo compendio di suoni e impulsi internazionali dal sapore vintage, e le sei canzoni che lo compongono sembrano altrettante fotografie scattate in un passato dolceamaro ma ottimista e visionario. Ascoltare i brani di questo lavoro è quindi come entrare in un museo d’arte fotografica e procedere lentamente tra i corridoi con le luci soffuse, lasciandosi rapire per qualche istante dalle opere e sentendosi così parte delle esperienze che quelle istantanee un po’ sbiadite rivelano con tanta passione. Si passa dalle feste, chiassose e frenetiche, alle intimità più sobrie e riflessive, in cui a far chiasso sono solo i pensieri. Le cornici rock fanno da contorno a pellicole coerenti ma ciascuna con una propria identità che va dal garage al blues fino al britpop, e danno un piccolo, forse passeggero e sfuggente ma sicuramente importante tocco di magnificenza alle diverse foto.
Le scene immortalate, in bianco e nero, non sono mai scene statiche bensì sono sempre momenti di azione o di pensieri in movimento. Queste scene raccontano episodi che potrebbero esser stati vissuti in diversi luoghi, tra l’America e l’Inghilterra, tra le grandi città e i piccoli borghi, tra boulevard con palazzoni imponenti e immense radure incontaminate. A far da fil rouge ci sono i protagonisti stessi degli scatti: soggetti sempre vivaci e un po’ idealisti, che non vogliono restare imbrigliati nei luoghi comuni e nella consuetudine anche quando cedono alla nostalgia. Molti di loro hanno i lineamenti africani e un passaporto italiano, come l’artista stesso, nato a Correggio da madre mauriziana e padre italiano (e con un nonno inglese).
Dimenticavo di dire che il direttore di questo museo è Phil Manzanera (Roxy Music, David Gilmour, David Byrne, Brian Eno, Pink Floyd, Annie Lennox…) produttore del disco (in cui suona anche le chitarre), e che ad accompagnare l’artista emiliano c’è una band di tutto rispetto, composta da Gus Robertson (Razorlight) e Michael Boddy (Bryan Ferry & Roxy Music) alle chitarre, Paddy Milner (Todd Sharpville) al piano e synth, Yaron Stavi (Richard Galliano, Robert Wyatt, David Gilmour) al basso e Javier Weyler (Stereophonics) alla batteria e alle percussioni.
Insomma Johnny Casini è stato un “fotografo” eccezionale, che ha saputo cogliere attimi quotidiani e racchiuderli in canzoni dalla grande valenza immaginifica, avvalendosi di una squadra di grandi artisti che hanno saputo dare un tocco in più al suo progetto artistico, confezionando un primo lavoro decisamente sopra la media.
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La recensione Port Louis di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-08 19:53:00
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