Un suono dolce e melanconico come un giorno passato a guardare le onde dell'oceano: che bravo Federico Truzzi
Ascoltando "Fade Away", il primo pezzo che apre "The Great Grey Ocean", ci è subito passato alla mente una gran bella intervista, di qualche anno fa, di John Luter Adams pubblicata su Avvenire. E le suggestioni e vicinanze di temi con il compositore americano non è così peregrina come sembra, dato che le stesse "consonanze oceaniche" del primo si ritrovano anche nel secondo, con un album come questo che, dopo svariati ascolti che ci hanno accompagnato per i nostri vagabondaggi tra metro e autobus notturni, non temiamo di definire come "incantevole". Già, incantevole, come quelle giornate, inutili e per questo meravigliose, passate a guardare le onde del mare che s'infrangono sugli scogli. Tale orizzonte, un orizzonte marino e un poco melanconico, è proprio l'orizzonte che Truzzi evoca nelle sue composizioni. Composizioni che, come "Still in the Rain", ci hanno conquistato sin dalla prima volta che l'abbiamo ascoltata e che ci sono parse perfette per un ideale film à la Éric Rohmer. Ovvio quindi che stiamo parlando di un lavoro davvero ben definito, forse non così "pop" per sfondare in un contesto mainstream d'accordo, ma di indubbio lavoro, che va sottolineato a più riprese. Ad esempio anche la sesta traccia, "September", ci ha realmente stupito per la perfezione, sia tecnica che compositiva, con cui è stata realizzata. Se avete bisogno di oceano, di un oceano grigio che si estende a perdita d'occhio davanti a voi, questo è il disco giusto.
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La recensione The Great Grey Ocean di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-06 08:16:28
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