Note puramente pop e attitudine cantautorale caratterizzano Jacopo Ratini e i suoi “Appunti sulla felicità”, un percorso che – lo dice già il titolo – è un’analisi intima dei propri sentimenti, delle difficoltà, degli ostacoli che la vita mette inevitabilmente di fronte per raggiungere la felicità, che forse non avrebbe lo stesso valore se fosse lì, facilmente afferrabile.
Gli 11 brani che compongono il disco sono come 11 pagine di un diario, annotazioni, appunti intimi e riflessioni su se stessi e sulla vita. Se così può sembrare un disco pesante e impegnativo, in realtà Jacopo Ratini utilizza una scrittura naïf, spontanea, dolce e allo stesso tempo seria ed (auto)ironica che non appesantisce l’atmosfera, le sonorità pop ed orecchiabili, condite da soffi di elettronica, non sono mai noiose.
I temi, partendo da immagini di quotidianità, sono universali e in ogni brano ci si può identificare, trovando qualcosa della propria vita. L’amore, la ricerca della felicità, l’importanza di dare valore a ciò che lo merita davvero sono le colonne portanti di questi “Appunti sulla felicità”: così “Cose che a parole non so dire”, brano d’apertura, elogia l’importanza del silenzio, che a volte dice più delle parole, è la capacità di capirsi attraverso gli sguardi; “Quando meno te l’aspetti” sono le apparentemente incomprensibili coincidenze, che forse poi una loro causalità ce l’hanno; la title-track si apre con una domanda semplicissima eppure sconvolgente: “prima o poi crepiamo, quindi cosa aspettiamo a fare davvero le cose che amiamo?”, ed è così semplice che fa paura. Forse basta solo cominciare. “Imparo ad essere aria” affronta il tema della morte e dell’assenza con sorprendente ingenuità e semplicità ed è una vertigine allo stomaco ascoltarla. È la capacità di accettare l’assenza a cui non si può rimediare, la forza di sorridere, nonostante tutto.
“L’amore che sfonda” merita un commento a parte, perché è una voce fuori dal coro rispetto agli altri brani: il sound è più grezzo e graffiante, più rock e meno delicata, il ritmo aumenta la velocità e alla fine è uno dei brani migliori del disco.
La degna conclusione di questa ricerca della felicità è “Ti chiamerò casa”, un brano che è un sussurro all’orecchio dedicato a chi è un faro, una forza, la strada da seguire, una chiave per la felicità e per quella porta che apre – davvero – la propria “casa”.
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