L'ascolto di questa sonata è l'unico modo per vivere una storia altrui senza interpretarla, semplicemente seguendo le orme marcate di un elefante color Trabant.
Passeggiare a Berlino in una calda giornata d'estate, anno 1981, il muro è lì di fronte, a pochi passi, sullo sfondo l'antenna della televisione di Berlino Est e tutto attorno il Tempodrom, il più grande mercato di seconda mano della città, rifugio per turchi, punk e fancazzisti. All'improvviso ti trovi di fianco un elefante, in libera uscita dal circo, il momento ti impone scattare una foto. Questa è la storia dietro la copertina di "Sonata a Kreuzberg", nuovo disco di Massimo Zamboni (CCCP, CSI), al basso e alla voce, con Angela Baraldi e Cristiano Roversi. Un album quasi interamente composto di cover, i brani scelti (quasi tutti) tra quelli segnanti l'esperienza berlinese di Zamboni nei primi anni '80, più quattro inediti.
Più che cover in "Sonata a Kreuzberg" si ascoltano rielaborazioni di sonorità degli anni gloriosi del punk, una sorta di "modernariato" della new wave elettronica berlinese e non solo, il sottile filo che cuce la tracklist fornisce una tramatura spessa, fatta di rimandi alla controcultura, alla genialità artistica emergente che si respirava in quello stato, circuito dalla DDR. La masticazione di brani così importanti per una storia personale ha portato ad una digestione in due fasi: brani quasi esclusivamente voce e pianoforte, con Roversi protagonista al piano, e brani post-punk elettronico di grande impatto nervoso in cui ritorna vivissimo il riottismo di Baraldi e Zamboni. Tra i primi emergono intense e lucidissime versioni di "Bette Davis Eyes" di Kim Carnes, "Berlin" di Lou Reed, "Afraid" di Nico, e "Paul Ist Tot" dei Fehlfarben, esemplari per interpretazione, evitando barocchismi e caricature. I secondi incalzano con ritmiche sintetiche e linee di basso potentissime: "Hundsgemein" degli Ideal e "Kebab Träume" dei D.A.F. sono sfogatoi per la rabbia repressa di una Berlino ancora divisa.
C'è anche una terza fase, in cui i brani sono ansiogeni e crudi, "Ein dunkel Herr" inedito di Massimo Zamboni, "Der Räuber und der Prinz" altro pezzo dei D.A.F., "In the Garden" degli Einstürzende Neubauten, e l'autocitazione "Allarme" dei CCCP, scarnificati gli originali, pronunce dure e secche del tedesco che non perdonano, suoni tetri che si insinuano in testa e un po' disturbano. "Sonata a Kreuzberg" è anche colonna sonora dello spettacolo teatrale "Nessuna voce dentro – Berlino Millenovecentottantuno", tratto dall’omonimo romanzo pubblicato da Einaudi nel 2017, ma soprattutto è soundtrack di un periodo ben preciso, di idee ben precise e di persone ben precise, concomitanza di elementi purtroppo o per fortuna irripetibile. L'ascolto di questa sonata è l'unico modo per vivere una storia altrui senza interpretarla, semplicemente seguendo le orme marcate di un elefante color Trabant.
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La recensione Sonata a Kreuzberg di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-11-28 09:00:00
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