Ce lo chiede l'Europa ci ha convinti. Ecco perché.
Potrei soffermarmi a descrivere ogni singola traccia di quest’album e proporlo come disco dell’anno. Parlare di Dutch come uno dei migliori interpreti del panorama rap italiano, ormai, suona tanto di banalità. “Amore Povero” era un piccolo capolavoro, “Ce lo chiede l’Europa” è un’uscita rassicurante, una piacevole conferma, la naturale evoluzione che era lecito aspettarsi da quest’artista.
Partiamo da un aspetto puramente “tecnico”, Ce lo chiede l’Europa, a differenza dei lavori precedenti, è stato composto, quantomeno ideato, al pianoforte, dietro una tastiera. Lo stile compositivo di Dutch rimane fondamentalmente lo stesso, anche a livello contenutistico, ma le canzoni si allontanano con sempre maggior frequenza dalla forma canonicamente rap. In questo processo Sick & Simpliciter ha svolto un ruolo fondamentale, come una coppia di attaccanti rodati, col passare degli anni anche Dutch e Luca hanno affinato la loro intesa. Il risultato è un album certamente più “suonato e cantato” del precedente, che potremmo inserire anche in quel filone stilistico in grado di far convivere il cantautorato più classico con la musica elettronica (alla Maiole), ma mantenendo sempre un legame netto e forte con l’hip hop e la cultura musicale black in generale.
Non ha nemmeno più senso parlare di Dutch come di un artista promettente, pur trovandoci al cospetto solamente del secondo album ufficiale, basti pensare a quanti interpreti possano vantare la stima di chi non ascolta(o addirittura ripudia) questo genere, dei giovani rapper così come degli MC della vecchia scuola. In questa operazione sta la vera grandezza Dutch, nell’avere saputo fare una sintesi di quella componente militante (non in senso necessariamente politico), che muoveva tanto i grandi autori italiani quanto le posse, ed essere riuscito a dargli una veste nuova, contemporanea, alla moda.
“Ce lo chiede l’Europa” è la definitiva consacrazione del “cantautorap”, un concept album che ruota attorno ad un’idea e ad ogni canzone la ricostruisce con implicazioni differenti, politiche, sentimentali, generazionali. In questo senso, ancora più che nella forma, Dutch esonda i confini sempre più labili che esistevano fra due generi distanti solo apparentemente. Come si suol dire: Canzoni d’autore.
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La recensione Ce lo chiede l'Europa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-11-22 00:00:00
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