Dark ambient, drone music, harse noise e post-industrial: Petrolio con altri sei artisti scrive musica gocciolante di timore ed allucinazioni dove ogni tipo di salvezza è già morta prima che “L+ES” cominci.
Parte 1, da “Ceralacca e seta”
“[…] i capelli sono neri, portati lisci all’indietro. Gli occhi sono bruno rossastri come il sangue essiccato.”
Le prime sei tracce di “L+ES” portano dritte alle soglie di un’altra vita, sconosciuta, ignota e sicuramente desolante. Il riferimento al testo precedente, tratto da “Ceralacca e seta”, cantato e recitato insieme a Nàresh Ran, raffigura la giusta situazione per ricreare ciò che Petrolio già riesce a fare in questa prima parte del suo ultimo album, ossia, non lasciare spazio mai a forme di luce e distensioni. “Ne Tuez Pas Les Anges” è più di un avvertimento soprannaturale: l'oscurità del rumorismo di Enrico Cerrato, in arte Petrolio e qui in collaborazione con Aidan Baker si presenta in faccia brutalmente all’ascoltatore. Può essere già l’ora della fine. Il prosieguo di “La Maladie Connue” ne rappresenta la conferma. Il drone possente e nero registrato qui con i Sigillum S, dove la cassa che martella lontana e sfocata è solo l’ultimo dei timori nel protagonista all’interno del racconto di Petrolio. Seguirà infatti una scissione in due anime dello stesso nella traccia successiva “Scindere 2 animes” grazie all’ingresso nell’album del musicista Jochen Arbeit per registrare l’unica traccia quasi classic ambient del lotto. Forse un sinonimo di salvezza?
A giudicare dalla sporcizia della cassa di “Fish Fet” non si direbbe. La traccia post-industrial ricreata questa volta con MaiMaiMai è un percorso distruttivo e allucinante, nonché un lungo brivido che si concretizza in “L’eterno non è per sempre”. IDM sottomarina, ovattata e stridente, complessa e stratificata, tra musica concreta e marcia di rulli di batteria finale feat. Fabrizio Modonese Palumbo. È giunta l’ora del tremore travolgente, del grido glitch e ingestibile di “Ceralacca e seta”:
“[…] i miei occhi sembrano diventati telescopi attraverso cui guardo la scena da un punto lontanissimo.
Che effetto fa stare dall’altra parte. Dimmelo!”
Parte 2, da “Vuoto a perdere”
“[…] è come se qualcuno mi spingesse o mi tirasse giù per la china di questa strada, come se questa fosse una rampa che porta ad un altro mondo.”
La ripartenza di “L+ES” non è adatta a tutti gli ascoltatori. Apprezzatori degli Esplendòr Geometrico o degli Hunting Lodge, ad esempio, potranno però gettarsi nell’infinito power noise che parte dalla traccia “Heilig Van Blut” sino a “Vuoto a perdere”. Seguendo lo stesso giro di collaborazioni nell’ordine esatto della precedente parte 1, Petrolio rituffa le esistenze dell’album ancora di più verso suoni esoterici ed occulti. In “Peregrinos De Almas” la cassa diviene uno scoppio senza ritmica ed altamente sincopata all’interno di una guerra di rumori e di psicologia trasandata. Una distensione disagiata temporanea tocca le lande di “Wood And The Leaf Rite” mentre una certa concentrazione introspettiva raggiunge il più lento incedere di “Ojos Eyes And L’Ecoute”. Si tratta del giusto preparativo sacrale per “Vuoto a perdere”: un harse noise con un vocalizzato-recitato che non trova spazio in redenzioni alcune. Petrolio e la sua musica non propongono vie di fuga:
“[…] inclino il capo per sentire il sangue pulsare nell’orecchio e tutto ciò che sento, che provo, è una fitta gelida di dolore.”
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La recensione L+ES di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-02-04 09:00:00
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