I frusinati Ultimavèra in teoria fanno tutto bene: suoni curati per quello che è un demo, voce intonata, nessun riferimento evidente e palese nella musica, una certa ambizione nei testi, quella di ritrarre pensieri e parole dell’italiano medio, colui che vive non immischiandosi di nulla, attaccato ad una certa pur minima agiatezza. Purtroppo però le ciambelle non sempre escono col buco così come il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E il loro demo finisce preda di quella stessa mediocrità contro cui si scagliano. Un rock italiano di stampo cantautorale (non nomino neppure le influenze che dichiarano, perché di esse non c’è la minima traccia: forse gli unici riferimenti possibili sono quelli di Daniele Silvestri in “Animali neri” e dei Litfiba di “Desaparecido” in “Depressione concava”, e nel 2006 non è questo gran complimento, secondo me), l’opening track “Pornocrazia” che mostra una certa energia col suo discreto pop rock radiofonico, ma anche quel lentazzo orrendo delle title track, banale e oltre i confini del fastidioso, il cui testo, apprezzabile per intenti e significati, cade involontariamente nel ridicolo quando su una melodia figlia dell’italian trash pop anni 70 recita “Oh funzionario para-statale oggi è domenica ma fuori piove”.
Non ci siamo. Credo che l’ostacolo più forte da superare sia la mancanza di ironia, che avrebbe avvertito gli Ultimavèra che certe cose fanno ridere. Capita a tutti di scriverle, anche ai più grandi, solo che le si cancella e sostituisce prima di dare alle stampe il prodotto della propria ispirazione artistica. Una volta superato questo ostacolo, ci vorrebbe un buon corso di aggiornamento musicale. Da tradurre in note concrete.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.