Utilizzare l'arma più naturale che un musicista può possedere, il talento, Pietro Vincenti, compositore pugliese, registra "THE BLUE MANDALA PROJECT: Notes From The Outer Soul", 11 canzoni fluide di jazz, soul e blues che tecnicamente non hanno difetti, e forse è proprio per questo che mancano d'incisività.
Sulle orme dei grandi pianisti bop del passato come Bill Evans o Keith Jarrett, Vincenti si avvale di formule consolidate per la composizione, data una grande padronanaza degli strumenti le dinamiche non sono così oroginali come ci si aspetterebbe, ottimi break sì, bella melodiosità nei brani più ariosi ma forse ci si adagia sulla bravura tecnica e non sull'inventiva o sui suoni, un po' datati.
La voce femminile presente nella quasi totalità dei pezzi segue lo stesso tragitto, esemplare per misura, pulizia e modulazione ma manca il graffio che faccia innamorare, che la renda unica nel suo genere. Decine di coriste potrebbero replicare senza fatica.
Quello di cui ha bisogno un disco come "THE MANDALA PROJECT: Notes From The Other Soul" per non diventare uno fra i molti di repertorio sugli scaffali dei collezionisti, è la sperimentazione di genere, ovvero quella contaminazione inaspettata e quella contemporaneità di approccio che renda il tutto meno standardizzato, anche nei virtuosismi.
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