Rock alternativo di buon estro artistico: l'esordio de "L'Entrata di Cristo a Bruxelles" convince pienamente.
È maturato nel corso degli anni il progetto L'Entrata di Cristo a Bruxelles, cresciuto di pari passo con l'amicizia che intercorre fra i tre musicisti veneti che formano questa band, giunta al punto di svolta nel 2019 pubblicando l'eponimo long play.
Autoproduzione come strada da percorrere evidenziando pregi e caratteristiche principali della musica: il perimetro artistico delle dieci tracce ascoltate gravita tra alternative rock e canzone d'autore italiana, in una commistione che trova nuova vita nelle strutture musicali di brani come “La festa dei putrefatti”, “Vietnam” e “Paese Piccolo”. In un primo momento sembra di avere a che fare con forti sentori di Marta sui Tubi, ma dal giro di boa del disco la creatività prende slancio autonomo riuscendo a creare un registro artistico originale e di sicuro impatto. Fuori dagli schemi padroneggiando in modo convincente i canonici elementi: le canzoni del gruppo evadono dalla struttura standard strofa-ritornello per aprirsi a un flusso di parole più estemporaneo e impostato sulla libertà di esecuzione.
Abbiamo a che fare con un album che si lascia ascoltare e merita con piacere ulteriori play nelle cuffie, auspicando che abbia riscontri generali totalmente opposti rispetto all'opera di Ensor che ispira il nome del progetto: quel quadro venne tenuto per anni nascosto in quanto considerato blasfemo, roba di quasi due secoli fa ormai.
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La recensione L'entrata di Cristo a Bruxelles di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-01-30 09:00:00
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