Una piccola e piacevole anomalia dream pop.
Quindici canzoni e quasi un’ora di musica non sono proprio quel che ci si aspetta in questi anni matti, strani e velocissimi che ci scivolano addosso senza che resti praticamente nulla - neanche il frammento di un ricordo che valga davvero la pena di rimpiangere o al limite di maledire. Gli Starframes in un certo senso vanno all’opposto, chiedono attenzione a chi vorrà ascoltarli e non sprecano una nota, una parola, un arrangiamento: “Nicht Vergessen”, dunque, è una piccola e piacevole anomalia. Hanno preso un rischio: spesso, infatti, tante tracce e tempi lunghi portano dritti a un naufragio artistico, per l’evidente difficoltà di tenere alto il livello senza cali di tensione né riempitivi. In questo caso invece gli Starframes ne escono molto bene.
C’è una notevole raffinatezza che si inchioda al cuore, a partire dal super singolo “1961”, di fatto una versione dream pop dei primi Fanfarlo. Ci sono i synth e i ritmi squadrati di “Rising Wall” che sembrano un omaggio all’epica in quattro quarti - e vari riverberi - di “Midnight City” di M83. Ci sono i silenzi e i crescendo shoegaze di “Dear Akelei”. C’è in definitiva un totale controllo della materia sonora, abbinata a una narrazione che non può essere messa in secondo piano: “Nicht Vergessen” è un concept basato su un racconto del chitarrista e cantante Raphael Bramont - che si può leggere qui - liberamente ispirato al romanzo “C’era una volta la Ddr” di Anna Funder. Ogni capitolo rimanda direttamente alle singole tracce del disco e, in qualche modo, ne completa il percorso.
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La recensione Nicht Vergessen di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-06 10:00:00
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