Pit Coccato, all’anagrafe Pietro, esordisce con il suo primo disco “Can’t Stand That Radio Playing”, dopo un anno passato a immergersi nelle verdi colline irlandesi. Al ritorno a Novara, Pit registra in autonomia, componendo musiche e testi, i sei brani che compongono il suo album, pubblicato per Junkfish Records a dicembre 2018.
L’importanza del folk irlandese è evidente e fortissima fin dalle prime note di “Down”, prima traccia del disco, e rimangono tali anche nel corso di tutte le successive. Si susseguono, così, brani che seguono tutti lo stesso percorso, senza osar prendere direzioni diverse. Le tracce scorrono lente, delicate, dominate dalle note di chitarra e dalla voce che snocciola testi che parlano di quotidianità. Pit non nasconde mai le sue ispirazioni: da Tom Waits a Paolo Nutini, fino al già citato folk irlandese.
Il risultato è un disco che si fa certamente ascoltare, dalle tinte tenui che ondeggiano soffici, come colori appena sfumati, dove non ci sono netti contrasti tra le tonalità. Rimangono forse troppo ingombranti le influenze esterne, a discapito di una ancor troppo celata identità. Ma Pit ha dalla sua la giovane età, che può permettergli solo di migliorarsi, mettendosi in gioco.
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