The Lust Syndicate Cannibalism Is Capitalism 2019 - Industrial, Dark, Electro

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Un sonico attacco frontale al capitalismo a colpi di industrial alienante e pop apocalittico. Ce ne fossero di side project così!

Dietro il progetto The Lust Syndicate si nasconde il buon Simone Salvatori degli Spiritual Front il quale, supportato dalla storica etichetta tedesca Trisol, battezza con “Capitalism Is Cannibalism” un nuovo capitolo artistico della sua già onorevole carriera.
Accompagnato lungo il suo percorso da una pletora di valenti collaboratori come Michael De Victor dei While Angels Watch, Gary Carey dei Joy Of Life, Sean Ragon dei Cult of Youth e Caroline Jago dei Sol Invictus (solo per citarne alcuni), il musicista romano (ammiccando alle visioni distopiche di Orwell o Huxley) punta il dito senza mezzi termini contro la contemporanea aristocrazia econonomico/finanziaria del globo – generatrice di nuove forme di schiavitù, fisica e psicologica – attraverso una frontalità musicale e lirica che già dal titolo e dalla grafica della copertina anticipa la sua veemenza condannatoria.

A suo modo l’ennesima denuncia contro il capitalismo quale spietato strumento di controllo delle masse, vero, ma, per onor di cronaca, tanto immune da sterili pretese moralizzatrici quanto animata da una genuina volontà di azzannare idealmente al collo – come solo gli artisti coraggiosi sanno fare – un sistema marcio e pernicioso, auspicandone la morte per dissanguamento (magari!). E in tal senso Salvatori rimane un maestro indiscusso nel congegnare manifesti sonori al passo coi tempi, fatti di violenza e romanticismo, rumorismo e melodia, modernità e memoria storica, senza peraltro mai rinnegare una certa vis teatrale laddove si tratti di soffiare pathos dentro le narrazioni (il discorso introduttivo di Michael De Victor in “Statement: Consenting Victims” o quello di Mark Thompson Ashworth in “Statement: Flatering Of Humanity”).

Per quanto vicino agli stessi Spiritual Front nei frangenti più pop-apocalittici (“Death Moves Toward us”, “From Despair To New Barbarism“) The Lust Syndicate si muove principalmente sul crinale di un’elettronica annichilente che imparenta il primordiale industrial australiano degli SPK con quello angloamericano di personcine come Test Dept e Sleep Chamber, come si evince da episodi plumbei e alienanti quali “Deserted Future”, “United States Of Slavery”, “Financial Aristocracy” e “Capitalism Is Religion”, mentre in brani come “Utopia Is Violence” o “One Creed” il riferimento principe sembrano essere i Depeche Mode più disturbanti, per quanto qui declinati su ben più lobotomizzanti registri.
The Lust Syndicate, alla fine, del side project mantiene solo l’etichetta formale poiché sostanzialmente può vantare quasi la stessa autorevolezza del suo progetto madre, per spessore lirico, concettuale e musicale. Ce ne fossero di side project così!

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La recensione Cannibalism Is Capitalism di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-01 09:00:00

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