Un disco che grida in faccia il disagio e i dolori dell'esistenza.
I Gomma di "Toska" non esistono più. O meglio, esistono in un passato recente che li ha mischiati troppo a lungo in un calderone, in un maxi contenitore praticamente saturo e con il quale la giovane band di Caserta ha molto poco in comune. Un disco che nasce dalla necessità di ritagliarsi un proprio spazio, di iniziare ad avere un pubblico tutto per loro.
"Sacrosanto" è praticamente un secondo debutto, un album completamente diverso dal precedente per sonorità, atmosfere e tematiche, decisamente più profonde e meno citazioniste. Cambiamenti che si notano già dalla copertina, angosciante e abbagliante allo stesso tempo. Un deciso passo avanti, un atto di forza che si manifesta già in apertura con la splendida "Fantasmi": intro di batteria e attacco simultaneo di voce, chitarra e basso; brano con un testo potentissimo, che esprime in maniera inquietante il disagio di sentirsi invisibili in mezzo alle persone ("In questa casa c'è un piano di sopra/dove c'è gente che non sa di noi del piano di sotto"). "Da quando ho i polsi aperti mi sa che non mi senti" è inoltre una dei versi più spiazzanti e accattivanti di tutta la loro giovane produzione, che a livello iconico fa riemergere un rock alternativo italiano che sembrava essersi smarrito completamente. Già dal primo ascolto si palesano le differenze con il primo lavoro, a partire dalla voce di Ilaria che ora è decisamente più equilibrata, riuscendo comunque a conservare e addirittura a migliorare il peso carismatico e teatrale delle sue interpretazioni.
Il primo stacco decisivo del disco è rappresentato da "Pessima Idea", un pezzo claustrofobico e con sonorità più morbide rispetto al passato. La vera sorpresa però è "Quarto piano", una ballata con atmosfere malinconiche che ricorda i primi Placebo e con una coda che sembra uscita direttamente da "Solo un grande sasso" dei Verdena. La chitarra è la trascinatrice vera di ogni brano, sempre potente, malinconica al punto giusto, generatrice pura di atmosfere. Non mancano episodi in cui i Gomma tornano ad avere un'attitudine più punk e vagamente adolescenziale, come per esempio in "Verme" (forse l'unico pezzo che ancora si lega a "Toska") o in "Balordi", brani che richiamano le sonorità di band come Idles e Cloud Nothings. Altri pezzi di impatto notevole sono "Come va, Paolo" e "Animali", che ha un inizio voce e chitarra che ancora una volta rimanda a qualcosina dei già citati Verdena dello scorso decennio. Ma il brano più importante a livello di contenuti è sicuramente "Tamburo", dedicato a una ragazza scomparsa qualche anno fa, suicida a causa di disturbi alimentari; l'intermezzo di batteria è secco e ripetitivo, come a voler ricordare in modo costante l'importanza di non dimenticare ("Farò di te il mio tamburo/grida insieme a me"). La ragazza è un altro di quei personaggi invisibili di questo disco, che cerca di urlare per farsi sentire ma viene colpevolmente ignorata, soffocata dalla non curanza del mondo intorno.
"Sacrosanto" non solo è il disco che può dare una sterzata decisiva alla carriera di questi quattro ragazzi casertani, ma è un'opera compatta e genuina che può far tornare a respirare gli amanti delle chitarre, delle distorsioni, dei testi che trafiggono il cuore, dei pugni nello stomaco, delle lacrime a luce spenta in cameretta. Una boccata d'ossigeno per chi ha sempre avuto bisogno di un certo tipo di rock per riempire i suoi vuoti, ma anche una speranza per chi ora è molto giovane e dovrà riempirli tra un po'.
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La recensione SACROSANTO di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-01-28 09:05:00
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