Un ep che ci racconta in quattro tracce il dolore dentro ad una casa disfatta da rimettere in ordine tra suoni acustici e atmosfere intimiste
La storia del disco di oggi parte dalla copertina ed è la primissima cosa su cui posare gli occhi, ancor prima di attivare gli orecchi. A catturarci è l’immagine del titolo che rimanda istintivamente a quella di un disco famosissimo di qualche tempo addietro: "Harvest"; artista: Neil Young. Se la somiglianza fosse pure nei contenuti, sapremmo subito di trovarci di fronte ad un’opera importante sebbene, a questo punto, poco originale. D’altra parte, la descrizione dell’Ep lo lascerebbe sospettare, riferendosi al genere folk-cantautorale che Neil Young rappresenta in musica, da quasi mezzo secolo.
Solo suggestioni. Procedendo con l’ascolto, una cosa risulta comune: la semplicità della copertina che si contrappone alla moltitudine di sonorità di cui è impregnato l’album. “The House Marring” – la casa disfatta – di Hide Vincent è un disco stratificato, apparentemente semplice, sfaccettato. Le sonorità acustiche, che si gonfiano per poi assottigliarsi, in un rimando tra vuoti e pieni, spazi aperti e chiusi, claustrofobia e ariosità, inchiodano e spalancano l’anima dopo un addio.
Le quattro tracce dell’ep ci raccontano di una casa disordinata che in fondo è lo spazio intimo da ricomporre quando una relazione finisce. Il letto disfatto, le stanze vuote, i piatti sporchi abbandonati sul tavolo, sono tracce di vita quotidiana da ricomporre. L’atmosfera è fredda, sospesa, lontana; cerca tepore e desiderio e i suoni ci parlano di questa condizione a metà, alla ricerca dell’altra metà perduta di noi.
Ecco, dunque. La storia del disco di oggi parte da una copertina, narra la semplicità della nostra vita quotidiana che nasconde complessità e stratificazioni, per dirci che il dolore è una casa disfatta da rimettere in ordine sempre.
---
La recensione The House Marring EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-01-24 09:05:00
COMMENTI