14 Gunshots tra le pieghe di un easy punk firmato Drublic
Abbastanza naive da contrapporsi all’hard core più duro, i Drublic di 14 Gunshots, passano dalla prima parte dell’album con la spontaneità delle melodie californiane, ad una seconda parte più scura e dedita ad una maggiore fisicità di pezzi dai tratti più ruvidi.
Da una pronuncia zoppicante quanto la stessa apertura di “Tightrope Walker”, si levano meglio gli schemi ritmici alla Vandals o NOFX con la buona riuscita di “Chemical Happiness”. La cifra stilistica del gruppo non muta mai nelle idee, che tra chiaro scuri, più che i muscoli, mette in mostra l’ossatura di un suono tenuto in piedi dalla velocità di esecuzione, dall'essenziali trame chitarristiche e dall'opportuna presenza dei cori come nelle più radicate convenzioni del punk rock. Un meccanismo che nonostante la chiara attitudine della band, mantiene nell'ascolto molti più punti in comune con il pop più di quanto si possa pensare, culminando finalmente nel brano che meglio rappresenta queste peculiarità come “Childood Dream”.
Il definitivo strappo dei musicisti si manifesta tramite una cattiveria finora inespressa grazie alle sonorità di “War”, canzone spartiacque di un disco lanciato verso l'originalità di “Hate”. Un brillante esempio di personalità, capace di farsi largo rispetto a brani più omologati al genere, un hardcore che non può fare a meno del tiro frenetico di “Mirror”.
Tuttavia il sound della band toscana, è carente di arrangiamenti strumentali sufficientemente ispirati, dove le intuizioni più interessanti sono relegate ad episodi secondari. Una carenza che viaggia in parallelo con un disordine generale di 14 Gunshots per la qualità esecutiva non così eccelsa. Un progetto che d'altra parte rivendica la sua vera natura ed efficacia grazie alla facilità d'ascolto e dall'immediatezza delle composizioni quasi mai al di sopra dei due minuti.
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La recensione 14 Gunshots di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-03-07 00:00:00
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