Cosa sarebbe successo se i Goblin avessero voluto farci ballare in discoteca? Da questa domanda, piuttosto peregrina, occorre partire per analizzare "Here comes the Raven" (deluxe edition) dei Barafoetida. I rovigotti infatti costruiscono un album abbastanza particolare, contraddistinto da una dark-industrial di fondo, molto oscura, ma venata anzi proprio ibridata con un'attitudine dance che sorprende. La title-track, canzone che apre l'album, è un buon "riassunto sonore" del disco che, senza ombra di dubbio, si lascia ascoltare ma che, proprio come in questa prima traccia, ha più di un difetto. Per esempio, quasi sempre, il cantato non pare essere di livello e nonostante dei testi interessanti, la forza delle liriche viene stemperata da una realizzazione non eccelsa, anzi. Anche dal punto strettamente delle registrazioni non stiamo veleggiando in un contesto di "produzione senza sbavature" ed è un peccato perché i veneti, per quanto concerne gli arrangiamenti, propongono soluzioni ardite. Quell'anima dance di cui parlavamo ad inizio recensione si sposa, in fondo, bene con l'oscurità che aleggia sull'intero disco, fornendo all'ascoltatore un qualcosa di diverso da, praticamente ogni cosa, oggi presente sul mercato. Ci sono, addirittura, dei momenti quasi da, perdonateci la definizione, "dark/soul/chill-out" come in "Honest", il nostro pezzo arricchito da un basso che si rifà al Badalamenti che tutti noi amiamo.
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