“Niente di me” è la prova effettiva che un certo tipo di musica è riproducibile anche nello Stivale in maniera originale, credibile, autoctona.
Negli ultimi anni si è riscoperto un amore, seppur ancor in fase embrionale, per quelle sonorità black moderne,derivate dall’r’n’b e dal soul, che in Italia non avevano mai realmente attecchito e che finalmente, forse anch’esse spronate dalla crescita esponenziale del rap, sembra stiano trovando spazio all’interno di una scena che si è formata proprio nel solco di un rapper, per quanto particolare, come Ghemon. Basti pensare a i casi più storici come quello dei Funk Shui Project o agli esempi più recenti di Frah Quintale, Venerus e CRLN. Di questo novero di artisti -che a dir la verità una vera e propria scena ancora non l’ha creata- quello dalle sfumature sicuramente più scure è Ainé, giovane rampollo di casa Universal. “Niente di me” è il suo primo lavoro sotto major, la descrizione di quest’album non si discosterà poi tanto dalle sue dichiarazioni d’intenti.
Arnaldo abbandona parzialmente le reminescenze del suo album di debutto “Generation One” per dirigersi verso nuovi orizzonti, abbandona (quasi) definitivamente l’inglese per dar voce alle sue impellenze comunicative, dando vita ad un’opera sicuramente più personale sia da un punto di vista sonoro che compositivo. Il suo maggior pregio è la freschezza, ovvero, la capacità di donare leggerezza a dei contenuti musicali pensanti come le vincolanti ritmiche rap e le complicate architetture sonore del jazz in un prodotto che risulti catchy. Pop, nell’accezione più raffinata che questo termine può avere.
Il risultato è un album che sa spaziare dalle atmosfere r’n’b di canzoni come “Solo un po’” ai momenti più funk di “Fatti così”, impreziosito da due delle voci più “Black” del rap nazionale ( Mecna e Willie Peyote) il tutto condito da interessanti sfumature elettroniche e dal suono profondo delle chitarre e degli organi Hammond di una band che lo accompagna ormai da 5 anni rendendo Ainé, a tutti gli effetti, il frontman di un gruppo. Un disco in grado di porsi esattamente a metà strada tra Frank Ocean e la canzone d’autore.
“Niente di me” è la prova effettiva che un certo tipo di musica è riproducibile anche nello Stivale in maniera originale, credibile, autoctona, senza piegarsi passivamente a delle logiche esterofile ma adottandole e riadattandole secondo i proprio gusti e la propria sensibilità. Tiziano Ferro è stato forse il primo artista a tentare di portare l’r’n’b nelle logiche del pop italiano ottenendo grande successo discografico al fronte di un prodotto leggermente edulcorato rispetto all’originale, con Ainé, invece, assistiamo realmente a uno dei primi casi di musica internazionale in italiano. Chissà che non diventi il nostro Justin Timberlake.
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La recensione Niente Di Me di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-01-31 09:05:00
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