“Un Atlante di Me”, secondo lavoro di Raffaella Destefano, si potrebbe guardare come se fosse una mappa di se stessi, in cui i territori sono le nostre sfaccettature, fatte di errori, esperienza e consapevolezza. È un disco intimo e autobiografico, che spesso parla in prima persona senza veli o vergogna. A cominciare dalla traccia di apertura, “Altrove”, che è uno sguardo nuovo sul presente, lasciandosi dietro ciò che è stato, proseguendo con “2k miglia” che – non è difficile indovinarlo – parla di distanze, di quelle che ci separano, ci dividono e non bastano mai; “Atlas”, invece, è pura memoria, ricordi che parlano di mare e la voglia di disegnare “un atlante di me”, per conoscersi veramente e più intimamente.
“Faraway Pt. 1” e “Faraway Pt. 2” fungono da intermezzo: la prima dimostra che Raffaella ci sa fare anche con l’inglese e risulta uno dei brani migliori di tutto il disco, dai suoni più marcatamente elettronici e nordeuropei; la seconda ne è il proseguimento strumentale e degna conclusione.
“Change” chiude il percorso di ricerca di se stessi, aprendosi con i suoni lenti della tromba, ma più che una chiusura è un’apertura a nuova vita, ai cambiamenti, come quelli della natura, ché niente si crea, né si distrugge, tutto si trasforma e cambia forma, così è la vita: tutto cambia ed apre nuove porte e nuove prospettive.
“Un Atlante di Me” è quindi un percorso interiore alla ricerca di se stessi, il tentativo di accettare ciò che è stato e la voglia di trovare nuove strade. Musicalmente è un disco che si fa ascoltare, sia per la voce delicata di Raffaella che per i suoni che oscillano tra il cantautorato più lento, l’elettronica e la presenza costante della tromba, che è come la schiuma sulle onde del mare, evanescente e necessaria.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.