Amelie Tritesse Sangue di provincia 2018 - Rock, Indie, Alternativo

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“Sangue di provincia” è impregnato di vita di provincia, di situazioni quotidiane assurde, surreali e ironiche. Il rischio è di risultare troppo ostico per chi quel mondo non lo conosce.

“Sangue di provincia” parla chiaro fin dal titolo: non si vergogna delle proprie radici e non rinnega le proprie origini. Gli Amelie Tritesse, band teramana attiva ormai da più di dieci anni, affondano infatti le proprie fondamenta in quell’ambiente contemporaneamente stimolante e restrittivo che è la provincia, fatto di opposti e contraddizioni, di voglia di evadere e desiderio di restare, di apparente superficialità e ignoranza e sorprendente profondità d’animo.

Tutti i brani parlano di vita vissuta, di situazioni quotidiane. Sono racconti a volte surreali, tragici o terribili, o ancora raccapriccianti, cinici e ironici di scene di provincia. I riferimenti sono tanti e diversi gli uni dagli altri: letteratura, musica, folklore, televisione. Lo stile è quello del parlato (di Manuel Graziani), ché racconti come questi forse devono solo essere narrati, sopra a melodie che a chitarra, basso e batteria, affiancano di tanto in tanto i sintetizzatori. Impossibile non pensare ai Massimo Volume o agli Offlaga Disco Pax, con le dovute – e ingombranti – differenze.

Ne escono fuori dieci racconti che sono come episodi di vita di provincia: “Le Confessioni”, per esempio, graffia e stride, accompagnando un racconto ambiguo di adolescenza; “Guantoni” usa l’arma dell’ironia e i sintetizzatori; “Uno stratosferico coglione” è serietà e follia, l’incipit “siamo tutti più o meno nullafacenti e senza affetti, né verso gli altri, né verso noi stessi” merita una citazione, ma lo sviluppo della storia crea immagini folli e ironiche. La title-track “Sangue di provincia” è un collage di frasi utilizzate nelle recensioni del primo disco degli Amelie Tritesse; con “Seymandi”, invece, è subito supertelegattone, Sorrisi&Canzoni, per una critica sociale nascosta tra le pieghe dell’ironia e di riferimenti culturali di massa. “Son of Italy” e “Cristo fra i muratori” sono d’ispirazione letteraria e un omaggio agli autori Pascal D’Angelo e Pietro Di Donato. Recuperano ed esaltano gli eroi dell’emigrazione italiana oltreoceano, nonostante tutte le difficoltà, il sudore e la miseria.

Il problema di “Sangue di provincia” è che non si tratta di un disco facile. Non aspira ad esserlo e riesce perfettamente nello scopo. Ha bisogno di essere ascoltato e di essere capito e rischia di rimanere troppo ostico per chi quell’ambiente non l’ha mai conosciuto.

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La recensione Sangue di provincia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-02-19 09:00:00

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