Partiamo dalle note positive, e sono tante, di questo "YRROS". Innanzi tutto va detto che Elisa Brown ha una voce veramente molto bella, "costruita e allenata" in anni di studi e che le permette di interpretare con cognizione di causa pezzi, anche molto difficili, quali "Oh God" o "Lullaby", il nostro pezzo preferito dell'intero album. Brown è anche molto abile, e proprio nell'ultima canzone citata si può ravvisare ciò, anche dal punto di vista interpretativo, essendo capace di passare da registri, diciamo così, "più leggeri e più pop" a toni più intimi e romantici. Eppure nel disco della cantante cosentina non tutto funziona e dire che, come avrete potuto capire dalle nostre parole, "lei ce la mette tutta". Già perché se la sua voce è praticamente inattaccabile, si hanno molti più dubbi sulla qualità degli arrangiamenti. Gli arrangiamenti infatti suonano, quasi tutti, un po' vecchi e, ancora peggio, "fermi", ovvero non in grado di seguire le possibili evoluzioni della voce di Elisa Brown, una voce davvero a livello di, giusto per fare un nome, Rodney Hubbard. Vero e proprio esempio di tutto ciò è il pezzo intitolato "I Know", che chiude il disco. Questa canzone non è brutta, ci mancherebbe, ma proprio per il fatto che tenta di evocare un'atmosfera un po' più calda e cerca di inserire una manciata di groove, il "fallimento" del pezzo è tanto più fragoroso. Vi intimiamo ad ascoltarla: Elisa Brown ce la mette tutta ma la traccia non si "solleva" mai. Peccato perché con quella voce "toccare il cielo con un dito" è un attimo, no?
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