Picciotto è un rapper e operatore sociale siciliano, che aiuta i giovani con laboratori di rap e scrittura creativa. Da qui "teRAPia", un album ricco di impegno, di contenuti e di collaborazioni, tra cui Roy Paci, O'Zulù e Davide Shorty. Il disco si apre con "Illusione", quella di un'intera generazione e probabilmente di una nazione: "La libertà è proprietà dei sognatori ma il popolo crede agli illusionisti". In "Come stai" ci sono le contraddizioni di quella stessa generazione mentre la canzone "Hashtag la victoria" con i siciliani Shakalab e Roy Paci prende in giro la sempre più diffusa dipendenza da smartphone e social. "Capitale" è una sentita canzone d'amore per Palermo, la città di Picciotto anzi la sua capitale, con qualche verso in dialetto siculo e con riferimenti alla sua storia e al suo presente.
"Come non ho fatto mai" è un inno all'accoglienza, seguito dall'attualissimo brano interculturale “Oshadogan”, completamente suonato dalla band GenteStranaPosse con i cori di Simona Boo; prende il titolo dal primo giocatore di colore che ha vestito la maglia della nazionale italiana di calcio e smonta i preconcetti nei confronti della diversità: "Sono un italiano vero, un italiano nero" recita il ritornello rielaborando "L'italiano (lasciatemi cantare)" di Toto Cutugno. Nel cuore del disco irrompe la rabbia di “Lividi” in cui Picciotto, O’Zulù e Davide Shorty, su produzione di Bonnot, raccontano le ultime ore di Stefano Cucchi: "Potrebbe succedere ancora" è il monito del testo. In "Ancora vive" Picciotto canta con Simona Boo una storia di sentimenti, resistenza e memoria mentre il brano "D'amore e d'accordi" è dedicato alla musica e ha un ritornello pop che fa tornare con piacere in mente le sonorità di Tormento e dei Sottotono.
"Da grande" è un brano molto ironico: Picciotto pone la domanda che tormenta ogni generazione "Cosa farò da grande?" e il cantante Enzo Savastano risponde "Il neomelodico!". "Sogni vs Incubo" è una ballata hip hop introspettiva e introversa che a metà pezzo si incattivisce e diventa hardcore: "Abbiamo perso, non cambieremo il mondo no, puntiamo all'universo" è il verso conclusivo. "Il colloquio" e "Terapia popolare" danno seguito al flow con un'analoga scia d'ira, chiudendo così l'album. Le produzioni del disco sono ben fatte e i testi sono belli, perchè l'autore ha tante cose da dire: sono al contempo impegnati e ironici, leggeri e profondi. Picciotto merita maggiore attenzione nel panorama musicale italiano.
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