Il nu-jazz non è morto ma combatte e lotta assieme a noi: come si capisce in "Generation" di ÀleA
C'è stato un tempo, grosso modo la seconda metà degli anni 2000, in cui il nu-jazz, guidato dall'ambasciatore internazionale Nicola Conte, pareva essere la "musica del futuro". Poi questa stagione è tramontata, così come il gusto di andare sul palco vestiti in maniera elegante, vagamente retrò e, soprattutto, con le gardenie nell'occhiello. Ecco, ascoltando un pezzo come "Blue", quarta traccia di questo Generation" di ÀleA la mente corre, per forza di cose, a quell'eleganza lì. Già perché l'album della cantautrice jazz pugliese è proprio questo: una dichiarazione di stile, ancor prima che di intenti, condotta attraverso una cura certosina per il suono e per il cantato, un nu-jazz di grande impatto, forse un po' troppo patinato in certi momenti, ma sempre condotto con il massimo dell'eleganza. Ecco allora che nella già citata "Blue" i contorni si sfumano e la canzone sfonda le classiche "pareti" del nu-jazz per raggiungere una vera e propria vetta, sia dal punto di vista della scrittura che dell'arrangiamento. Gli altri pezzi, tutti godibilissimi invece, rimangono un attimo dietro anche se sempre cantati e suonati benissimo (ascoltatevi "Joie" per dire, con quella svolta etnica abbastanza inaspettata). Eppure, al netto appunto di quella forma che ogni tanto sopravanza di troppo la sostanza, "Generation" è un gran bel disco con ÀleA che dimostra tutta la sua bravura come interprete jazz. Consigliatissimo insomma.
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La recensione Generation di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-05-07 08:29:39
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