Marco Bellotti è pugliese, per questo sprizza il calore popolare di chi ha passato tempo a contare le onde in riva al mare adriatico. Troppi però gli anni trascorsi a Roma per non essere influenzato da quella scuola romana in cui hanno insegnato Silvestri, Gazzè e oggi fanno da supplenti i Tiromancino. Il suo temperamento ha però qualcosa di diverso. Una peculiarità stilistica che non è necessariamente sinonimo di grande ispirazione, ma che lo rende un cantautore probabilmente unico nel panorama italiano odierno. Volendo divagare su idee improbabili, si potrebbe ipotizzare che se Caparezza avesse ripudiato il suo hip hop ammiccante per concentrarsi su una riproduzione fedele di Ivan Graziani, probabilmente avrebbe fatto un disco molto simile a questo. Ironico ed istrionico, Belotti scrive canzoni compiute e di grande dignità, dondolando tra quotidianità spicciola e visioni poetiche. Marco gioca con l'idea di qualunquismo e la usa come grimaldello creativo per ricamare immagini curiose. Guarda il colore delle cose e si diverte a riprodurle con i suoi falsetti variopinti, con l'occhio segnato di chi spia per ore nelle serrature di una città e ci vede i riflessi del mare. Un disco che sa essere bello e fastidioso, ridondante e carezzevole, arguto e stucchevole. Un lavoro d'alto spessore, ma forsein troppo cesellato in fase di produzione. Colmo di arrangiamenti elettroacustici che si stendono come un tappeto volante sotto le acute acrobazie vocali di un cantautore che si serve delle proprie capacità di polistrumentista per abbinare stravaganza e grande gusto melodico.
Assolutamente sconsigliato agli indierocker problematici. Abbastanza raccomandato a chi ama le canzoni d'autore lievi, accattivanti ed intelligenti. Con un passo avanti in fase di scrittura, questo ragazzo pieno di idee se na va dritto al primo posto nelle classifiche nostrane.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.