Come Riccardo Dellacasa si sta raccontando, tra due anime opposte e una sincerità totale.
Hai appena finito di suonare in una formazione garage pop con cui hai girato moltissimo, la sera esci spesso, ti piace ballare, ti piace vedere la gente che balla. Ti svegli tardi la mattina in una Milano torrida. È come se la gente avesse paura del sole, e tu solo a vagare nei viali bollenti, un po' in hangover, un po' malinconico. La radio accesa in un bar dei cinesi, deserto, manda canzoni italiane anni '60 contro le sedie di plastica rossa dell'Algida. Per la noia, a volte, muovi i piedi a un ritmo immaginario, barcolli e ti riprendi come se qualcuno ti avesse visto. Ma nessuno ti ha visto.
Stacco. Stai camminando verso il locale, c'è buio e respiri ché fa meno caldo. Esce della musica che ti prende bene. Ti fa aumentare il passo. Pensi: "questa canzone è perfetta per oggi". Probabilmente nel locale sta suonando dellacasa maldive.
Ci ho provato a rendere giustizia all'atmosfera di questo disco. Togliete tutto il clichè che trovate nelle mie parole e metteteci Riccardo Dellacasa. La sincerità di un ragazzo che sta cercando di raccontarsi nel modo più trasparente possibile, con tutta la propria complessità e il suono che meglio lo identifica. Le anime sono due: assolata, malinconica, torrida, da una parte; notturna, dance, lisergica, dalla parte opposta.
In mezzo a queste anime c'è tutto il progetto di Riccardo, in un disco prodotto esattamente come doveva essere prodotto, in un live che davvero è in grado di mettere la vibrazione irripetibile dell'italodisco addosso a degli strumenti sudati e suonati con attitudine attualissima. Solo la voce, a volte, tiene a distanza, e rischia di appiattire, per la violenta effettistica e perché forse c'è ancora da affinare la direzione della scrittura, tesa tra forma canzone e strumentali degne dei migliori dancefloor e dei migliori trip.
Siamo pronti per vedere il MI AMI Festival trasformato nelle Maldive, e per vedere le Maldive evolversi in tutte le robe nuove che stanno passando per la loro testa accaldata. Un adeguamento lento, ma senza smettere di ballare.
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La recensione Amore italiano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-04-09 15:00:00
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