"Da che mondo è mondo..." di Maggiore non è un album rivoluzionario: non lo vuole essere sia nella sua natura più intima sia per quanto concerne gli arrangiamenti. "Da che mondo è mondo..." è, piuttosto, un nuovo capitolo nella storia del cantautore brindisino che, ancora una volta, persegue la sua strada verso un pop di qualità, mai innovativo ma sempre molto garbato, elegante e vagamente retrò. Ecco allora che gli schieramenti sono sulla scacchiera: se volete innovazione nella musica, è probabile che "Il mondo fermo", una delle canzoni più iconiche del disco, vi farà storcere il naso. Se però vi interessa soprattutto l'arte di "saper scrivere e arrangiare le canzoni", ecco allora che il già citato pezzo potrebbe far scattare un applauso automatico. "Il mondo fermo" è, almeno a nostro avviso, una specie di versione, un tantinello annacquata, di un buon pezzo dei La Crus degli anni Novanta, senza però il mordente e "l'aristocrazia" della scrittura del gruppo lombardo. Quindi si rimane sempre un po', in una media con sprazzi di qualità e altri momenti più difficili. Si è sempre in quella zona di sicurezza chiamata "pop cantautorale" che Maggiore sa, indubbiamente, maneggiare a dovere. Insomma un album di maniera, manierista ma in un'accezione non così negativa, più da corrente artistica diciamo così.
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